Lo sappiamo già, durante l’emergenza sanitaria del Covid-19, lo smart working è entrato a gamba tesa nell’organizzazione del personale di molte aziende pubbliche e private: i lavoratori agili da 500 mila sono arrivati ad essere 5 milioni.
Ma come sarà regolamentato lo smart working nel 2023?
Per rispondere a questa domanda partiamo dal DL Aiuti bis 115-2022, in vigore fino al 31 dicembre 2022, secondo cui è accordato lo smart working ordinario (se la mansione lo consente) a:
- lavoratori fragili del settore pubblico e privato.
- lavoratori del settore privato con figli under 14.
Sebbene si prevedesse una proroga fino a marzo 2023, dall’ultima versione del disegno di legge si evince che i lavoratori che hanno diritto di chiedere e ottenere lo smart working dal primo gennaio diminuiscono: questa tutela non riguarderà più, infatti, i lavoratori con figli under 14. L’emendamento resta invece approvato fino al 31 marzo 2023 per i lavoratori fragili, pubblici e privati, il cui datore di lavoro dovrà occuparsi di favorire lo svolgimento del lavoro in modalità agile, se necessario affidando loro altre mansioni con stesso inquadramento e retribuzione.
Cosa succederà ai genitori con figli under 14?
Anche loro rientreranno nella platea di lavoratori che possono beneficiare del lavoro agile in base alla presenza di accordi aziendali collettivi.
A questo proposito, vale la pena sapere che grazie al Decreto 105/2022 equilibrio vita-lavoro, entrato in vigore il 13 agosto, i datori di lavoro sono tenuti a dare priorità alle richieste di lavoro agile a:
- lavoratori con figli disabili;
- lavoratori i cui familiari hanno bisogno di assistenza;
- lavoratori con figli fino a 12 anni.
A conclusione del nostro articolo, fa bene comunque dirsi che sono sempre di più le realtà aziendali che si aprono al lavoro “misto” (in presenza con alcuni giorni di smart working) che agevola le esigenze del lavoratore e promuove la produttività non più basandosi sul numero di ore di lavoro ma sulla misurazione di risultati e performance.