Educare alla sicurezza è più di una pratica, è un cambiamento di mentalità che coinvolge il modo in cui interagiamo con l’ambiente di lavoro e ci prendiamo cura di noi stessi e degli altri. È essenziale che i lavoratori e le lavoratrici, ma anche gli imprenditori e le imprenditrici comprendano i concetti di rischio e protezione, diventando così parte attiva nella promozione della sicurezza individuale e collettiva.
L’educazione alla sicurezza dovrebbe essere parte integrante del curriculum scolastico, affrontata come materia autonoma anziché come tema trasversale. Nel 1997, una direttiva ministeriale sottolineò l’importanza di integrare la sicurezza attraverso una varietà di discipline scolastiche, dalla storia alla scienza, per creare una consapevolezza completa dei rischi e delle misure di protezione necessarie.
La trasversalità dell’insegnamento della Protezione Civile è stata ulteriormente enfatizzata, incoraggiando le scuole a collaborare con enti e organizzazioni per arricchire l’offerta educativa e promuovere una cultura della sicurezza. L’obiettivo è quello di formare individui consapevoli, responsabili e solidali, integrando la sicurezza come parte fondamentale della loro formazione globale.
Nella Circolazione ministeriale n, 356 del 10.08.1998 diramata dal Provveditorato agli Studi, l’Ingegner Corbo, fondatore di GTP, in qualità di Direttore Generale della Protezione Civile scrisse: “Occorre che l’avvicinamento alle tematiche della sicurezza si realizzi attraverso una lettura prospettica dei programmi che si soffermi, in particolare sugli insegnamenti storico-letterari, per quello che concerne la ricerca di fonti documentarie e la ricognizione storica degli eventi calamitosi del passato, sulla geografia per quel che attiene lo studio del territorio e all’individuazione delle aree a rischio ambientale e tecnologico, sull’educazione motoria con l’apprendimento dei comportamenti antipanico in situazioni di emergenza, sulle sciente con lo studio di fenomeni naturali fisici e chimici e, infine, sul disegno ed educazione all’immagine, per la conoscenza della segnaletica di sicurezza e la realizzazione di semplici piante di evacuazione”.
In ordine poi alla trasversalità dell’insegnamento della Protezione Civile, la Circolare della P.I. aggiungeva che: “Sarà cura dei Collegi dei docenti e delle singole istituzioni scolastiche, in sede di programmazione didattico-educativa, individuare concretamente appropriati percorsi didattici per l’approfondimento delle tematiche in esame, arricchendo la propria offerta educativa e formativa e valorizzando la capacità d’interazione della scuola con il territorio, anche attraverso la collaborazione con Enti operanti all’interno del Servizio Nazionale di Protezione Civile. L’auspicio è che la cultura della prevenzione, della sicurezza e della solidarietà anche alla luce delle norme sull’autonomia già introdotte e in corso di emanazione, trovi spazi adeguati nell’azione di coordinamento e nella sensibilità dei Capi di istituto, nella progettualità degli organi collegiali, in una rinnovata progettualità degli insegnanti”.
Inoltre, l’educazione alla sicurezza non riguarda solo la scuola, ma anche il luogo di lavoro. L’obbligo dei lavoratori pubblici e privati di prendersi cura della propria salute e sicurezza, insieme alla formazione continua sui rischi e le misure di protezione, è fondamentale per garantire ambienti di lavoro sicuri per tutti.
Educare alla sicurezza è un impegno costante che coinvolge tutti noi. È solo attraverso la collaborazione e la consapevolezza che possiamo creare ambienti sicuri e promuovere il benessere collettivo. L’obiettivo da perseguire quindi è quello di un’educazione alla sicurezza che rientri nella formazione globale dell’individuo, in quanto appartenente a un gruppo sociale in rapporto con il territorio in una prospettiva do solidarietà e coscienza civica. Educare alla sicurezza anche per cogliere le direttive dell’Unione Europea, che sempre più sottolineano come la sicurezza nei luoghi di lavoro, ivi compreso l’ambiente scolastico, sia frutto di un percorso che coinvolge in modo paritario datori di lavoro e dipendenti e che considera il rischio non un’eventualità astratta e codificata ma un fattore da contenere progressivamente con il ricorso a più fattori ed interventi, non ultimo quello educativo.
Si dice che i giovani e i giovanissimi si ritengano invulnerabili: troppo spesso tale atteggiamento – talvolta considerato connaturato all’età – produce effetti drammatici. Le morti del sabato sera o quelle delle prime uscite con motocicli, avuti magari per la promozione, sono tra le morti accidentali più diffuse: basterebbe questo per far riflettere sull’importanza di insistere nell’educare alla sicurezza con diversi mezzi, non soltanto con l’aiuto di campagne promozionali mirate ma anche con azioni continuative che soltanto le agenzie educative possono assicurare.
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