Il problema dell’alloggio dopo i terremoti: proposte per la risoluzione

Il problema dell’alloggio temporaneo dopo i terremoti

La risoluzione del problema dell’alloggio temporaneo della popolazione, in attesa del reinsediamento definitivo, o della ricostruzione, può avvenire secondo due possibilità: la prima consiste nell’insediamento in loco o nelle vicinanze del proprio centro di residenza, in unità abitative temporanee, quali tende, roulottes, containers, prefabbricati, appositamente installati subito dopo la calamità; la seconda prevede il reperimento di alloggi, non necessariamente nelle immediate vicinanze delle proprie residenze, ma di facile accessibilità, anche rispetto al luogo di lavoro, tramite strutture ricettive alberghiere, affitto e/o requisizione di alloggi, ecc.

La valutazione del tempo necessario per il reinserimento definitivo può determinare una o l’altra soluzione.

Unità abitative temporanee

Va ricordato che nella primissima fase dell’emergenza la soluzione più rapida è il ricorso alle tendopoli, che vengono allestite in tempi brevi dai corpi militari.

È chiaro che una soluzione di questo genere, specie nei periodi invernali, non può protrarsi nel tempo, per ulteriori scompensi e disagi che si determinano in una situazione già di per sé precaria.

In zone particolarmente fredde le stesse considerazioni valgono per gli insediamenti di roulottes e containers, anche se meno precari di una tendopoli.

Prefabbricati leggeri

Una soluzione decisamente migliore, ipotizzabile per i casi in cui si prevedono tempi di ricostruzione medio-lunghi, è quella dei prefabbricati leggeri, anche se occorrono maggiori tempi di trasporto e di installazione, nonché la predisposizione delle opere di urbanizzazione primaria su aree non sempre preventivamente individuate. Infatti la preparazione del terreno, l’impianto di fondazioni edilizie ed il montaggio del prefabbricato presuppongono che vi sia in precedenza un graduale passaggio attraverso i tipi di insediamento più immediati (tende, roulottes, ecc.). Non potendo essere disponibili in tempi brevissimi, i prefabbricati dovranno essere destinati alle aree a più alto grado di danno e per le persone senza tetto che abbiano avuto la casa completamente distrutta. Il ricorso ai prefabbricati leggeri sarà quindi ipotizzabile in tutte quelle situazioni in cui i tempi per il rendimento e la ricostruzione sono abbastanza lunghi.

Reperimento di alloggi

Esiste anche la possibilità di ricorrere direttamente alla requisizione di alloggi sfitti, con la concessione di contributi per l’integrazione dei canoni di affitto, stimolando una sistemazione autonoma della popolazione.

Questa possibilità è facilmente attuabile, se nelle immediate vicinanze dell’area colpita sono localizzati centri di riposo o di villeggiatura, con una stagionale ed elevata offerta dei posti letto, come è accaduto nel Friuli, a Pozzuoli e nell’area Flegrea colpita dal bradisismo. In questo caso si è contemporaneamente pianificata la ricostruzione di un’area nelle vicinanze della città puteolana, in località Monteruscello, e quindi l’inizio del recupero del centro storico, non definitivamente compromesso dall’attività bradisismica.

Senza dilungarsi sul caso Pozzuoli, va sottolineato che un tale sistema, che salta la fase della sistemazione provvisoria dei senzatetto in prefabbricati, si possono realizzare abbastanza presto insediamenti definitivi senza protrarre lungamente i disagi per le popolazioni colpite, in attesa della completa ricostruzione.

La ripresa socio-economica delle zone colpite

Dagli esempi finora riportati è facilmente deducibile che la scelta del tipo di abitazione temporanea per l’insediamento della popolazione colpita varia a seconda delle diverse situazioni ed è legata a fattori ambientali.

Particolari energie nell’ambito delle problematiche connesse al reinsediamento delle popolazioni colpite vanno riservate per la ripresa socio-economica.

Infatti se la prima preoccupazione deve essere quella di assicurare un tetto ai sinistrati va rivolta, subito dopo, l’attenzione alle attività produttive, trainanti la ripresa della zona colpita.

È necessario tra l’altro trovare soluzioni per le infrastrutture di servizio alle aziende rese inservibili, ripristinarne l’efficienza in tempo utile per non bloccare i processi produttivi e per evitare che il danno si ripercuota in zone non direttamente colpite dalla calamità.

Occorrono successivamente piani e procedure di ricostruzione suddivise per tipologie territoriali, ma pianificate in precedenza, in funzione delle norme urbanistiche, ma soprattutto delle mappe di rischio della zona, e che prefissino tipologie e standard di ricostruzione.

Proposte per una revisione dell’azione della Protezione Civile

In termini più semplici, si tratta di avere già pronti nel cassetto appropriati progetti di ricostruzione, per evitare di perdere del tempo prezioso, al momento del bisogno, quando ci sono persone e famiglie che reclamano un tetto definitivo.

Sarebbe anche opportuno predisporre presso il Ministero dei LLPP un albo di fornitori di prefabbricati leggeri e pesanti rispondenti a tipologie e materiali standard prefissati e aggiornati di anno in anno alle nuove tecnologie. I fornitori, a richiesta dell’autorità di Protezione Civile, dovranno consegnare entro i tempi prefissati (non più di 20-30 giorni) un numero di prefabbricati non inferiore a quello per cui si sono impegnati all’atto dell’inserimento nell’albo.

Il momento di gestione temporanea, ormai consolidato, della fase iniziale di ricostruzione e reinsediamento della popolazione da parte della Protezione Civile va letto in modo critico, giacché al superamento della fase di emergenza dovrà far seguito immediatamente l’intervento dell’apparato istituzionale ordinario, che, secondo regole ordinate, definirà le provvidenze che il Parlamento avrà eventualmente indicato.

Bisogna cessare di configurare il servizio di Protezione Civile, ovvero il Dipartimento di Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio, come un Ministero di spesa, finalizzando invece la sua azione verso l’efficienza del soccorso e della previsione.

Delle quattro funzioni principali della Protezioni Civile e cioè previsione, prevenzione, soccorso e avviamento di ricostruzione, la capacità di previsione del rischio costituisce il momento più qualificante e va potenziata con le strutture esistenti (da valorizzare) e con mezzi da porre a disposizione; l’efficacia e la tempestività di soccorso va organizzata con ogni mezzo istituzionale e volontaristico disponibile (da creare o da riqualificare); quella della prevenzione e quella della ricostruzione vanno invece riconsiderate attribuendole a Ministeri di gestione ordinaria, riorganizzati nello spirito, nell’efficacia e nella modernità.

Si configura oggi la necessità di attribuire con chiarezza le responsabilità istituzionali proprie delle Amministrazioni ed Enti tenuti al concorso in tutte le fasi dell’attività di Protezione Civile vista la dicotomia paralizzante e confusionaria dei due Dipartimenti (Presidenza del Consiglio dei Ministri e Ministero dell’Interno) chiamati a svolgere più o meno la stessa attività.


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