Il Decreto Legislativo 24/2023, noto come Decreto Whistleblowing, è stato pienamente applicato alle piccole e medie imprese a partire dal 17 dicembre 2023, coinvolgendo così tutte le aziende italiane, incluse quelle con meno di 250 dipendenti. Le grandi imprese, invece, erano già soggette a queste nuove regole dal 15 luglio 2023. Tuttavia, oltre un anno dopo la pubblicazione del decreto, molte incertezze e difficoltà persistono nel processo di implementazione, specialmente per le aziende del settore privato.
Difficoltà e incertezze nell’implementazione del whistleblowing
Uno dei principali temi di dibattito riguarda la condivisione del canale di segnalazione tra più società, una questione complessa e controversa. Il Decreto Whistleblowing prevede infatti la possibilità di condividere il canale solo per le società con meno di 250 dipendenti, escludendo quindi i gruppi internazionali che avevano già centralizzato i canali di segnalazione. L’ANAC, nel monitoraggio di dicembre 2023, ha rivelato che circa il 50% delle imprese con più di 249 dipendenti hanno comunque condiviso il canale, contravvenendo così al decreto.
La mancanza di dettagli operativi sul significato e sulle modalità di “condivisione” rende complessa l’applicazione della normativa, lasciando ampio margine di interpretazione. Ad esempio, mentre l’art. 4.4 del decreto parla di condivisione del “canale di segnalazione interna e la relativa gestione”, l’art. 13.5 menziona la condivisione delle “risorse per il ricevimento e la gestione delle segnalazioni”.
Confindustria aveva già espresso preoccupazioni durante la fase di consultazione, proponendo soluzioni operative come l’affidamento della gestione del canale di segnalazione alla capogruppo attraverso contratti di servizio, ma il testo finale del decreto non ha accolto queste richieste.
Risultati del monitoraggio ANAC
Il monitoraggio ANAC ha evidenziato altri ostacoli operativi per le imprese nell’adozione di sistemi di whistleblowing compliant con il Decreto 24/2023. Tra questi:
- 40% delle imprese non ha implementato una piattaforma informatica per le segnalazioni, nonostante fosse suggerita da ANAC. Molte di esse continuano a utilizzare la posta elettronica ordinaria o certificata per ricevere segnalazioni, senza adottare misure di sicurezza aggiuntive.
- Solo il 30% delle imprese ha previsto la possibilità di effettuare segnalazioni anche in forma orale, come richiesto da ANAC, che ha chiarito che i canali interni devono consentire sia segnalazioni scritte che orali.
Criticità del modello 231
Le imprese che operano con un modello organizzativo ex D.Lgs. 231/2001 stanno riscontrando ulteriori difficoltà. In particolare, la gestione separata del canale whistleblowing da parte di un soggetto diverso dall’Organismo di Vigilanza (ODV) può portare a mancanze di comunicazione o cortocircuiti informativi. Questo è particolarmente problematico quando le segnalazioni riguardano violazioni del modello 231, ma non vengono correttamente comunicate all’ODV.
Prossimi passi e prospettive future sul whistleblowing
Alla luce delle difficoltà incontrate dalle imprese nell’applicazione delle nuove regole, l’ANAC ha recentemente aperto alla possibilità di emanare nuovi orientamenti generali sui canali interni di segnalazione, che potrebbero fornire chiarimenti e facilitare l’applicazione della normativa.
Sarebbe auspicabile anche un intervento del legislatore per bilanciare la necessità di garantire la riservatezza e la vicinanza dei canali di segnalazione con le esigenze delle imprese di promuovere trasparenza ed etica senza eccessivi costi e complicazioni operative. Tuttavia, al momento, non sono in corso modifiche concrete al decreto.
In sintesi, mentre il Decreto Whistleblowing rappresenta un passo avanti nella protezione dei segnalatori, l’implementazione delle sue disposizioni rimane complessa e disomogenea nel settore privato, con molte imprese ancora alle prese con problemi operativi e interpretativi.
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